Transizioni contemporanee. Il percorso della riflessione politica in Italia

L’ampio percorso dialettico della riflessione politica lungo i secoli sino all’epoca attuale si può leggere nelle forme di filosofie, dottrine e modelli, attraverso tappe eterogenee e figure chiave. In quest’ottica, se consideriamo in particolare la letteratura critica dei contributi specificamente italiani che, nell’ultimo mezzo secolo, si è impegnata a ricostruire il senso di questo percorso, osserviamo che essa ha conosciuto alcune opere collettive enciclopediche in più volumi, di grande rilevanza, come quelle uscite tra gli anni Settanta e la fine del Novecento, quali Firpo, L. (a cura di), Storia delle idee politiche, economiche e sociali, 6 voll. in 8 tomi (UTET, Torino, 1972-1987),  Boiardi, F., Storia delle dottrine politiche, 5 voll. (CEI, Milano, 1979-1982, più calibrato sulla modernità fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale), Bravo, G.M., Rota Ghibaudi, S. (a cura di),Il pensiero politico contemporaneo, 3 voll. (Franco Angeli, Milano, 1985-1987, impostato sul periodo dalla Rivoluzione Francese alla fine del Novecento), Andreatta, A., Baldini, A. E., Dolcini, C., Pasquino, G. (a cura di), Il pensiero politico. Idee, teorie, dottrine, 4 voll. e Antologia (UTET, Torino, 1999).

Queste grandi opere al di là delle caratteristiche specifiche, degli stili di coloro che le hanno dirette, e dell’impostazione seguita, in definitiva sembrano accomunate dal fatto che, nelle loro trattazioni, concepivano la Filosofia politica come imprescindibilmente legata alla concreta storicità dei problemi e delle riflessioni. Basti in effetti ricordare che Luigi Firpo sottolineava esplicitamente che «La linea di demarcazione tra Filosofia politica e Storia del pensiero politico è anche più malsicura di quella tra Filosofia teoretica e Storia della filosofia, sicché la distinzione sembra piuttosto richiamarsi alle diverse matrici accademiche delle due discipline, delle quali la prima si è sviluppata in parallelo (se non in dipendenza) con la Filosofia del diritto, mentre la seconda ha una chiara ascendenza storica, e sia pure una storia di idee e non di fatti» (Firpo, L, Introduzione in Id. (a cura di),  Storia delle idee politiche, economiche e sociali, vol. I, UTET, Torino, 1982,  pp. VI-VII); e l’editore Pasquale Buccomino della CEI, presentando i volumi di Franco Boiardi, affermava orgogliosamente come obiettivo primario di quell’opera «ristabilire un giusto rapporto tra il mondo delle idee e quello dei fatti»(Buccomino, P., Presentazione, in Boiardi, F., Storia delle dottrine politiche, vol. I, CEI, Milano, 1979, p. VI). Il forte intreccio teorico e storico del resto non mancava e si coglie agevolmente anche nei volumi di Bravo e Rota Ghibaudi e di Andreatta, Baldini, Dolcini e Pasquino.

A partire dagli anni Duemila (e a tutto il 2022 e sino a questi primi mesi del 2023) non abbiamo avuto nel panorama editoriale italiano altre opere enciclopediche di quel genere corposo in più volumi, forse di base per il nuovo scenario culturale globalizzato e più immediato e frammentato-frammentario, ma anche perché nei processi di ricostruzione storica e teorica in merito in questa fase si assume una certa consapevolezza per cui ogni sapere assoluto appare un po’ illusorio. Pur in assenza di opere enciclopediche, comunque vi sono stati alcuni studiosi italiani che, provando a cimentarsi a ripercorrere i nodi del pensiero politico, hanno a volte sviluppato alcune prospettive di fondo che in questa sede possiamo richiamare perché permettono di individuare le visuali e le cesure in merito, l’uso dei concetti e le influenze dei classici, andando oltre l’aspetto manualistico o didattico. I contributi che possiamo considerare diventano infatti significativi delle modalità di riflessione italiana storica e teorica sulla politica (che in qualche modo ha raccolto l’eredità di quelle ponderose pubblicazioni indicate sopra), che sembra svilupparsi in questa prima fase del XXI secolo.

Va subito premesso che già proprio nel 2000 esce una prima opera, in anni successivi anche riedita e aggiornata che, sebbene strutturata in un singolo testo, nominalmente non rinuncia a un carattere enciclopedico, ossia quella diretta e curata da Roberto Esposito e Carlo Galli (facciamo riferimento qui all’edizione Esposito, R. – Galli, C., Enciclopedia del pensiero politico. Autori, concetti, dottrine, Laterza, Roma-Bari, 2005). Si tratta, in questo caso, in effetti, di un testo particolare, che come un dizionario raccoglie i concetti del pensiero politico, ma include anche voci su autori di riferimento di varia appartenenza disciplinare, orientandosi con maggiore larghezza nello spazio storico intellettuale dell’Occidente moderno e contemporaneo: non abbiamo quindi capitoli che segnano un possibile discorso lineare, sebbene il testo per la presenza delle voci sugli autori, vada al di là della logica più semplice del dizionario specialistico; in tal senso, anche con le varie riedizioni legate a concetti che diventano rilevanti nel XXI secolo, come biopolitica, globalizzazione, governance, eccezione, fondamentalismo, ecc., questo testo sembra orientato a  rispondere nel modo più accurato e autorevole allo stile dinamico e all’esigenza di maneggevolezza  che caratterizza il nuovo secolo.

Detto questo, se vogliamo concentrarci su testi che propongono un discorso complessivo, un primo genere di studio su cui concentriamo qui l’attenzione, seguendo una naturale linea cronologica, è quello del 2003 di Stefano Petrucciani (si veda Petrucciani, S., Modelli di filosofia politica, Einaudi, Torino, 2003), che cerca di enucleare quelli che possono considerarsi i modelli teorici fondamentali che caratterizzano la filosofia politica, contribuendo a discutere in modo preciso tre piani teorici. Il primo di questi piani spiega il territorio che la filosofia politica occupa e le dimensioni interpretative che la caratterizzano, il secondo è dedicato alla esplicitazione dei quattro modelli di filosofia politica e il terzo discute i concetti più rilevanti di questa disciplina alla luce delle sue più recenti evoluzioni. Questo genere di studio così proposto evidenzia la acquisizione, negli anni Duemila, per cui la filosofia politica è configurata come il luogo dove riflessioni e ricerche diverse devono trovare un punto d’incontro e disporsi in una figura coerente. Nella filosofia politica convivono tre importanti tendenze interpretative: da una parte essa vede la politica come competizione di potere, da un’altra la considera in termini di una legittimazione razionale di giustizia o libertà, da un’altra ancora ne coglie la problematicità in termini di ricerca del senso. Sulla base di questa pluridimensionalità, è possibile, per Petrucciani, provare a delineare i modelli che hanno caratterizzato l’impostazione della filosofia politica nel corso della storia. Vi è, così, innanzitutto, il modello ispirato al paradigma della polis, legato, come è noto, al mondo classico. Segue quello del confronto tra la città dell’uomo e la città di Dio, che copre il passaggio del Medioevo. Poi è la volta del modello del contratto sociale (attraverso Hobbes, Locke, Spinoza, Rousseau, Kant), che contraddistingue la prima modernità e di quello della dialettica tra stato e società civile, che si afferma dopo la vicenda della rivoluzione francese (e qui le tappe sono nel pensiero di Constant, Stuart Mill, Tocqueville e naturalmente Hegel e Marx). Infine, si arriva a distinguere i tre grandi assi concettuali nel pensiero politico contemporaneo, ossia liberalismo, democrazia, socialismo, che permettono di interpretare gli assunti di libertà e uguaglianza alla base della modernità politica e che giungono sino alle più recenti letture di Foucault, Rawls e Habermas. Questo tipo di analisi, imperniato sui modelli della filosofia politica, appare emblematico di una connotazione più istituzionale anche se non priva del giusto spirito e equilibrio critico.

Nel 2010 un altro tipo di studio indicativo sulla ricostruzione del pensiero politico può essere considerato quello di Giorgio Galli che propone una scansione della vicenda del pensiero politico occidentale, che appare non solo indirizzata a delineare correnti, autori e problemi che hanno attraversato la storia passata, ma anche finalizzata a contestualizzare e rapportare le tradizioni di riflessione politica rispetto alla situazione contemporanea e alle sue prospettive (si veda Galli, G., Il pensiero politico occidentale, Baldini&Castoldi, Milano, 2010): Galli, per il pensiero classico e medioevale, coglie la loro mancanza di una riflessione politica complessa e strutturata, oltre che autonoma rispetto a altre sfere, e approfondisce la vicenda della modernità dalla linea che va da Machiavelli e Lutero e che tocca Bodin, Altusio e Tommaso Moro, passando per il contrattualismo e le teorie della sovranità per giungere a liberalismo e marxismo e agli sviluppi del XX secolo (tra cui Weber, Gramsci, gli elitisti, Schmitt e i più vicini Luhmann, Rawls e Habermas). Anche qui abbiamo una connotazione vivace e dinamica e un interessante equilibrio tra la ricostruzione storica e l’elaborazione concettuale in termini di filosofia politica, che, in alcuni momenti coglie in più le tensioni sottese tra la cultura maschile, patriarcale, e una cultura alternativa a forte presenza femminile, nonché l’influenza nella cultura politica occidentale anche di forme di sapere non strettamente razionali: il richiamo a contesti culturali alternativi (ruolo delle donne, esoterismo), nella formazione del pensiero politico, si accompagna peraltro con l’apertura, per quanto riguarda la vicenda contemporanea, alle posizioni di sociologi e scienziati politici, così questo tipo di studio riflette un approccio in qualche misura più alternativo seppur rigoroso e competente.

Una ulteriore modalità di lettura tra le ricostruzioni italiane del pensiero politico negli anni Duemila, può essere poi individuata nel contributo di Antonio De Simone, del 2014 (si veda De Simone, A.,L’arte del conflitto. Politica e potere da Machiavelli a Canetti-Una storia filosofica, Mimesis, Milano, 2014), che si calibra direttamente dalla modernità in poi, ponendosi evidentemente in linea con una tradizione interpretativa che comunque tende a considerare il pensiero politico come ambito autenticamente autonomo solo a partire dalla modernità, essendo esso nel mondo classico e medioevale ancora sostanzialmente inscindibile da prospettive religiose, metafisiche, etiche.  Qui l’impostazione è quella di una storia della filosofia politica e, al contempo, di una storia filosofica della politica, sviluppata attraverso una serie di momenti che toccano le teorie di figure iconiche (e le loro più ampie relazioni concettuali) che vanno da Machiavelli a Canetti, e comprendendo, in particolare, Hobbes, Vico, Rousseau, Hegel, Marx, Weber, Simmel, Schmitt, Habermas, Derrida. Tutta questa ricostruzione è declinata attorno all’idea di conflitto, come categoria sottesa al discorso politico sul potere e come destino ineludibile della natura umana: si tratta qui di un modello di impostazione che conserva e predilige la tradizione del canone dialettico nel pensiero politico, una prospettiva cioè ben distinta da quella della storia del pensiero politico più incentrata sul versante analitico.

Alla luce di questi richiami evocativi che abbiamo considerato, è possibile giungere al nucleo del discorso proposto, avendo chiaro che l’insieme delle osservazioni sviluppate non dipende ovviamente da preferenze filologiche o ideologiche particolari, né da scelte di possibili riferimenti che hanno una valenza assoluta, essendoci stati in questi anni anche altri studiosi italiani ampiamente noti e apprezzati, come Roberto Gatti o Sebastiano Maffettone e non solo, i cui testi analoghi si sarebbero potuti prendere in esame. Il punto in questa sede era piuttosto evidenziare, in modo ovviamente preliminare e essenziale, le possibili ed esemplificative forme nello stile più recente di ricostruzione in Italia della vicenda del pensiero politico occidentale nelle sue esplicitazioni sia filosofiche che dottrinarie o ideologiche, che paiono porsi in linea con la tradizione delle grandi opere enciclopediche della seconda metà del Novecento (che abbiamo segnalato sopra), segnando più opportunamente i nessi di riflessione in merito: è infatti, sotto questo aspetto, in gioco fondamentalmente (anche in vista di nuove grandi opere del genere in futuro) lo sforzo di intercettare la complessità insita nell’esperienza del pensiero politico nel suo canone più critico, dialettico e anche immaginifico, in una fase storica come quella attuale peraltro percepita come post-ideologica.


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