Addio a Foucault

“Biopotere” o “thanatocrazia”?

Per l’antropologo, la pandemia del coronavirus segna la rottura con il “biopotere” degli Stati moderni, teorizzato da Foucault, e l’entrata in un nuovo regime: un regime che seleziona e sacrifica.


Nei suoi celebri corsi del Collège de France del 1976 pubblicati con il titolo Bisogna difendere la società, Michel Foucault ha operato una netta distinzione tra due tipi di potere, quello che prevale nel XVII e XVIII secolo e quello che ha inizio nel XIX secolo, estendendosi fino all’epoca contemporanea. Il primo tipo, di natura disciplinare, è il potere del sovrano e si esprime essenzialmente con l’affermare le sue prerogative sulla morte dei sudditi. È l’epoca delle esecuzioni capitali in place de Grève, dei supplizi inferti sui corpi dei condannati (squartamenti, etc.) e dell’interdizione al suicidio.
A partire dal XIX secolo trova spazio un nuovo tipo di potere che intende regolare la vita dei cittadini, liberando la morte che ora diviene discreta se non nascosta. L’ultima esecuzione pubblica nelle prigioni è quella di Eugène Weidman, che si svolge il 17 luglio 1939 a Versailles.

L’emblema dello Stato moderno



Attraverso questo nuovo tipo di potere, che Michel Foucault definisce “biopotere”, si manifesta l’essenza stessa dello Stato contemporaneo, vale a dire: il razzismo moderno. E’ il solo mezzo di cui si dispone per “far vivere” e “lasciar morire”, secondo la sua espressione. Permette, da una parte, di gestire e di controllare la “popolazione” frammentandola in una serie di sottoinsiemi (natalità, mortalità, malattie endemiche) assimilati a razze e, dall’altra, statalizzando la mortalità, di esercitare, nel quadro del sistema politico, la funzione sostitutiva della morte.
Potere di vita, non-potere della morte, tali sembrano essere i due emblemi dello Stato moderno, che si applicano tanto alla forma democratica, quanto alle varianti totalitarie, il nazismo e lo stalinismo. Il modello del “bio-potere” dello Stato contemporaneo, elaborato da Foucault, ha ricevuto dopo la sua formulazione una vasta risonanza in ampli settori dell’opinione internazionale. Il controllo degli individui attraverso la salute pubblica, il welfare, i documenti medici (la cartella clinica, la tessera sanitaria, etc.), le campagne di vaccinazione obbligatoria, la diagnosi preventiva di alcune patologie (tumore del colon, del seno, etc.) sembrano essere, al di là della loro intrinseca utilità, degli esempi convincenti circa la maniera con cui l’apparato istituzionale assoggetta i cittadini in nome della presa in cura della loro salute.

Il liberalismo contro il “biopotere”?



Se il “bio-potere” può essere considerato come il mezzo di mantenimento in buono stato della forza lavoro, minimizzandone i costi di funzionamento, ossia limitando i costi della spesa del welfare, tale modello trova i propri limiti innanzitutto nel quadro dell’estensione dell’ultra-liberalismo[1] che mira a minimizzare il più possibile la spesa pubblica in materia di salute.
Lo smantellamento del settore pubblico, e in particolare dei suoi ospedali, rappresenta già una prima limitazione del “bio-potere” nella misura in cui avvia lo sviluppo del settore delle cliniche private, volte a sostituirsi alla presa in carico dei malati da parte dell’insieme della società.
Questa ultra-liberalizzazione della salute pubblica si traduce dunque progressivamente in un’individuazione dei percorsi di cura,  in sintonia del resto con l’opzione liberale dell’ultimo Michel Foucault.Si può dunque ritenere che l’adesione a tale dottrina sia stata vista dallo stesso Foucault come una possibilità di sfuggire al potere dello Stato e dunque al suo “bio-potere”. La privatizzazione del campo sanitario, il fatto di ricorrere esclusivamente a dei medici che fanno appunto “libera” professione, a cliniche private, può apparire come il mezzo ideoneo per sfuggire all’impresa coercitiva dello Stato. La liberà di curarsi, o di non curarsi, di morire – senza esser presi in carico -, può altrettanto essere considerata, in un certo senso, come una liberazione.

Il “bio-potere” ha fatto il suo tempo?



Il disimpegno dello Stato può dunque essere analizzato come un disimpegno dal “bio-potere” e ciò può estendersi al settore delle persone anziane e dei pensionati che sono considerati da un po’ di tempo da alcuni pensatori ultra-liberali come un carico insopportabile di cui bisogna sbarazzarsi. Insomma, il mantenimento in buona salute e in vita della popolazione non sembra più essere lo scopo ultimo del capitalismo, nella sua fase attuale, cosicché il “bio-potere”, pur nel suo aspetto coercitivo di controllo dei cittadini, sembra aver fatto il proprio tempo come schema esplicativo, come episteme, dello Stato contemporaneo. Come dimostra la pandemia attuale di Covid-19: un nuovo modello si affaccia, quello del darwinismo sociale, nel qual la sopravvivenza dei più adattati diviene la preoccupazione fondamentale. Come corollario di questa posizione, i più deboli devono lasciare il posto; sia nel quadro dell’“immunità di gregge” che scarta un cospicuo numero di contaminati e di vittime, sia nel quadro di una selezione effettiva in cui si decide di intubare e di rianimare solo i malati più giovani – o i meno anziani – per via della mancanza di respiratori e di posti di rianimazione.

Dal potere sulla vita al potere sulla morte



Il potere medico non è più allora un potere sulla vita ma un potere sulla morte degli individui presi di mira. Contrariamente a quel che succedeva nel XIX secolo, non si tratta più ormai di “far vivere e lasciar morire” i cittadini ma di “far vivere il capitale” e di “far morire” i vecchi e gli improduttivi. Lo testimonia l’appello alla riapertura delle imprese indipendentemente dalle condizioni di igiene e di distanziamento richieste, appello che entra in contraddizione con le ingiunzioni a restare a casa. Lo testimonia altrettanto l’affollamento dei binari alla Gare du Nord della RER, alle 6 del mattino, in contrasto con le strade deserte di Parigi durante il giorno.
La selezione ha dunque come effetto quello di distinguere coloro che sono destinati a sopravvivere da coloro la cui vita non ha importanza, che si possono sacrificare sull’altare degli azionisti, si tratti di inabili (persona anziane e malate) o di indesiderabili (migranti, rifugiati). Pertanto, dal bio-potere di stato si è passati a un “thanato-potere” o a una “thanato-crazia”.


[1] Manteniamo il termine “liberalismo” anziché utilizzare “liberismo” perché tale ambiguità meglio esprime anche la critica di Amselle all’ultimo Foucault [ndT].


Per gentile concessione dell’Autore, pubblichiamo questo testo nella traduzione di Roberto Revello.
Articolo originale apparso l’8 aprile 2020 su BIBLIOS.



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