Il fazzoletto verde: simbolo della lotta femminista in Argentina

Nel linguaggio comune, un fazzoletto è definito come un pezzo di stoffa, per lo più quadrato, utilizzato come protezione o come accessorio nell’abbigliamento femminile e maschile. Tuttavia, la sua genealogia indica che i suoi usi e significati sono cambiati e cambiano in base ai contesti socioculturali. Ad esempio, in Argentina negli ultimi anni il fazzoletto ha acquisito notevole importanza nei dibattiti sulla legalizzazione dell’aborto promossi dai movimenti femministi contemporanei. In particolare, il fazzoletto verde (portato nelle marce delle donne, esposto in spazi pubblici e privati) è diventato e rappresenta un’icona di questa lotta. Il presente articolo vuole offrire un contributo alla ricostruzione delle traiettorie del fazzoletto, non solo come manufatto tessile ma anche come simbolo politico, e a tal fine si concentrerà sul caso argentino.

Marcia contro la violenza sulle donne organizzata da “Ni una menos”. Buenos Aires, 2017. (Foto di TitiNicola)

Per i suoi usi i fazzoletti si differenziano ampiamente per funzionalità, igiene e distinzione sociale. Alcuni frammenti della storia sociale della moda spiegano che in Egitto esso veniva utilizzato per ripararsi dal sole, per asciugare il sudore e per eliminare la sabbia accumulata durante il lavoro nei campi. A Roma, i fazzoletti venivano agitati al Colosseo durante gli spettacoli e le lotte dei gladiatori. Esso faceva parte dell’abbigliamento dei sacerdoti e sarebbe stato successivamente adottato dal clero cattolico. Inoltre, nel tardo Medioevo, il fazzoletto era considerato un amuleto che i cavalieri ricevevano in dono dalle loro amanti  e legavano sul retro dell’armatura al momento della partenza.  In seguito, nel Rinascimento, i fazzoletti ricamati con le iniziali dei nobili proprietari venivano lasciati in eredità. In Inghilterra essi si diffusero solo nel diciassettesimo secolo e un secolo dopo raggiunsero le colonie inglesi in America,  dove vennero utilizzati, ad esempio, nella danza e nei giochi popolari. Da parte sua, si dice che Luigi XVI di Francia nel 1785 proibì l’uso di fazzoletti da taschino di dimensioni superiori rispetto al suo e che in epoca vittoriana i fazzoletti  rappresentavano uno strumento di seduzione perché se una donna lo lasciava cadere davanti a un uomo ciò veniva interpretato come un segno romantico.

Successivamente, il fazzoletto fu incorporato nell’abbigliamento maschile come accessorio che completava i parametri di eleganza e formalità della borghesia. In breve, gli usi e i significati dei fazzoletti sono stati trasformati in diverse fasi della storia dell’abbigliamento (cfr. Riviere, 1977; Laver, 1989; Saulquin, 1990; Lurie, 1994; Riello, 2016). In questo senso, dal 1920, ormai la sua materialità è stata modificata dopo la creazione dei fazzoletti di carta. Tuttavia, con il passare del tempo, il fazzoletto tessile è stato integrato nel sistema di moda industriale, consentendo di ampliare in modo significativo stili, design e usi grazie alla velocità del settore e al consumo nella società di massa (Martínez Barreiro, 1998). La qualità dell’abbigliamento e dei tessuti utilizzati l’ha reso anche un simbolo di distinzione sociale (ad esempio, nel caso della seta). Ma, ai fini di questo lavoro, è importante notare che il fazzoletto è stato presente anche in una dimensione valoriale, cioè è diventato un simbolo di diverse lotte sociali e politiche.

Negli anni ’40, in Argentina, molte donne rivendicarono il diritto al suffragio femminile legandosi una sciarpa bianca in testa (Barrancos, 2002). Tuttavia, uno degli esempi più importanti dell’incursione del fazzoletto nella lotta sociale e politica è stato (ed è tuttora) il fazzoletto bianco indossato dalle donne che si definiscono Madri e Nonne di Piazza di Maio. Questo fazzoletto è stato pensato come un foulard indossato sulla testa nelle marce pubbliche  per la ricerca dei figli, figlie e nipoti scomparsi per motivi ideologici nell’ultima dittatura militare argentina (1976-1983)[1].  Sul fazzoletto veniva e viene ancora oggi ricamato il nome della persona ricercata.

Marcia contro la violenza sulle donne organizzata da “Ni una menos”. Buenos Aires, 2017. (Foto di TitiNicola)

Oggi, nelle mani del femminismo, il fazzoletto è ritornato nelle piazze come icona della lotta politica delle donne in Argentina. Questa volta è verde e funziona come un codice o un segnale tra le donne, di solito giovani, che partecipano e intervengono in modi diversi. Su una scala generale, ciò accade in un contesto sociale più ampio che indica l’arrivo della quarta ondata femminista[2] (Segato, 2018). In questo senso, al momento vengono poste domande profonde sulla violenza maschile e sul patriarcato su scala globale ma anche verso il micro-machismo: vale a dire, la violenza sottile e le strategie di potere quotidiano che incidono in varia misura contro l’autonomia femminile e che non sono separate da atti di violenza più gravi e in molti casi fatali. A titolo di esempio, Ni una menos è uno slogan che ha dato il nome a un gruppo emerso in Argentina nel 2015 per denunciare e rendere visibili le molteplici forme di violenza contro le donne in un contesto di tassi crescenti di femminicidio. Più tardi, questo movimento si è espanso in altri paesi e ha stabilito alleanze con altri gruppi. Ad esempio, Me Too si è diffuso notevolmente dalla fine del 2017 negli Stati Uniti in seguito alle accuse di molestie sessuali nell’industria cinematografica. Attraverso i social network, tale movimento ha generato le massicce proteste di donne provenienti da diverse parti del mondo, che hanno denunciato di aver subito molestie a un certo punto della loro vita. Il collettivo Vivas nos Queremos realizza campagne grafiche il cui obiettivo è denunciare la violenza di genere e allo stesso tempo sfidare la logica dei circuiti artistici tradizionali e patriarcali in Messico e in Argentina. Negli ultimi anni, nella data dell’8 marzo diversi gruppi femministi sono chiamati a compiere uno sciopero delle donne e scendere in piazza per manifestare contro la violenza maschilista e patriarcale (Zambrini, 2019).

A sua volta, in Argentina, dal 2018, le marce delle donne a favore di una legge sull’aborto sicuro e gratuito sono state massicce e storiche. In questo contesto, il fazzoletto verde è diventato un’insegna di quella lotta,  tanto che oggi ci si riferisce al movimento femminista con l’espressione “la marea verde”. In generale, questo fazzoletto è indossato intorno al collo, legato agli zaini o borse, sui polsi, sulle teste ecc. ed è stato inteso come volto a comunicare una posizione sull’autonomia dei corpi femminili e della sua sessualità[3].

In breve, com’è stato notato, da quelle donne che l’hanno usato per conquistare il voto femminile, passando poi alle Madri e alle Nonne di Piazza di Maio che l’hanno usato per rivendicare la ricerca dei loro parenti rapiti dall’ultima dittatura militare, il fazzoletto in Argentina è stato consacrato come simbolo di lotta e resistenza. Forse riprendendo e onorando quei lasciti generazionali, la Campagna per il diritto all’aborto ha scelto anche il fazzoletto come emblema, ma questa volta in verde: un colore verde di speranza sotto gli slogan “Educazione sessuale, contraccettivi per non abortire, aborto legale per non morire” e “La maternità sarà scelta o non lo sarà”.

Riferimenti bibliografici

-Auffret, Severine (2019) Historia del Feminismo. De la Antigüedad a nuestros días. Buenos Aires: El Ateneo.
-Barrancos, Dora (2002) Inclusión/Exclusión. Buenos Aires: Fondo de Cultura Económica
-Laver, James (1989) Breve historia del traje y la moda. Madrid: Cátedra.
-Lurie, Allison (1994) El lenguaje de la moda. Barcelona: Paidós.
-Martínez  Barreiro,  Ana (1998) La moda  en  las  sociedades  modernas. Madrid: Tecnos.
-Riello, Giorgio (2016) Breve historia de la moda. Desde la edad media hasta la actualidad. Barcelona: GG.
-Riviere, Margarita. Moda: ¿comunicación o incomunicación? Barcelona: Gili, 1977.
-Saulquin, Susana (1990) La moda en la Argentina. Buenos Aires: Emecé.
-Segato, Rita (2018) Contra-pedagogías de la crueldad. Buenos aires: Prometeo Libros.
-Zambrini, Laura (2019) “Deshilando los géneros de la moda” en Costura y cultura: Aproximaciones sociológicas sobre el vestir Zambrini, Laura y Lucena, Daniela (comp.) Buenos Aires: EDULP.


[1] Il processo di riorganizzazione nazionale fu chiamata la dittatura militare che governò la Repubblica Argentina dal colpo di stato nel 1976 fino al ritorno della democrazia nel 1983. Adottò la forma di uno Stato burocratico-autoritario e fu caratterizzato dall’attuazione di terrorismo statale sistematico basato sulla tortura, la scomparsa fisica delle persone e l’appropriazione dei bambini. In questo contesto, è emerso il Movimento delle Madri e delle Nonne di Piazza di Maio, entrambe le organizzazioni che continuano a essere leader mondiali nei diritti umani.
[2] Il femminismo non è un movimento omogeneo ma di solito è caratterizzato da “onde”. A grandi linee, la prima ondata è stata il suffragismo, la seconda ondata si è verificata dopo la seconda guerra mondiale. La terza ondata ha favorito alleanze con la teoria Queer e i movimenti della diversità sessuale (Auffret, 2019).
[3] Sull’angolo opposto, ci sono quelli che indossano fazzoletti azzurre per esprimere il loro rifiuto della legalizzazione dell’aborto. In generale, questi gruppi si basano sulla difesa dei valori proclamati dalla Chiesa Cattolica. Tuttavia, nonostante abbia obiettivi molto diversi, il fattore comune è l’uso dei fazzoletti come simbolo di lotta.



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